Fuere

Verso fuori.

Spitzer Space Telescope (1)

Spritzer Space Telescope

Il telescopio spaziale Spitzer, prima del suo lancio – Spitzer Space Telescope, before its launch

Il telescopio spaziale Spitzer, anche se molto meno conosciuto di Hubble, è comunque uno degli strumenti scientifici che hanno dato più risultati negli ultimi anni. Se infatti il campo visuale di Hubble va dal vicino infrarosso all’ultravioletto, Spitzer raccoglie informazioni da tutta la radiazione infrarossa, quella che, per intenderci, emettono i corpi a bassa temperatura. Lo stesso corpo umano emette raidazioni infrarosse: è come se noi brillassimo come tante lampadine, ma i nostri occhi non possono vedere questa luce.
Beside Spitzer Space Telescope is less known than Hubble, it’s one of the scientific instrument which gave us very important informations during the last years. In fact, Hubble can see only light from the near infrared radiation to ultraviolet one. Instead, Spitzer takes its informations from all the infrared radiation, which is emitted by cold bodies. Human body itself emits infrared radiation: we shine just as like as many light bulbs, but we can’t see our light.

L’utilizzo di queste particolari lunghezze d’onda permette di andare oltre le barriere della luce visibile: un po’ come, utilizzando gli infrarossi, si vedono gli oggetti anche al buio, lo stesso vale per le stelle nelle nebulose: il gas che le nasconde nelle immagini di Spitzer “sparisce”, e così si possono vedere cose altrimenti invisibili.
Using light at this wavelenght make us capable to see beyond barriers of visible light: in the same way that, using infrared light, we can see things in the dark, we can also uncover stars in nebulae: the gas which hides them “disappears” in Spitzer’s images, and so we can see details which otherwise would be invisible.

La Nebulosa Aquila vista da Hubble (sopra) e Spitzer (sotto) – Eagle Nebula as it’s seen by Hubble (above) and Spitzer (below)

Come vedete, il gas interstellare che sta formando le stelle nella nebulosa aquila diventa una nebbiolina verde attraverso la quale è possibile vedere ciò che c’è dietro. Ciò che è più importante in quest’immagine, però, è il colore rosso al centro. Il rosso corrisponde ad una regione di gas e polveri molto più calda: qual’è può essere l’origine di questo calore?
As you can see, gas which is forming new stars in eagle nebula becomes a green fog through which we can see what is behind it. But the most important thing in this image is the red color in the centre. Red stands for a region of dust and gas much hotter: what’s the origin of this warm temperature?

Proprio dove ora c’è quel gas, tra gli 8000 e i 9000 anni fa è esplosa una supernova: la sua onda d’urto ha scosso per bene la nebulosa ma, visto che questa dista da noi 7000 anni luce, non abbiamo ancora visto le sue conseguenze. Tra 1000 o 2000 anni (qualdo saremo capaci di vedere la luce che lasciò la nebulosa 6000-5000 anni fà) vedremo l’onda d’urto raggiungere le famose “tre dita” (poco più a destra del centro): queste saranno distrutte e, in un crogiolo di stelle che esplodono, se ne formeranno di nuove. Questa scoperta sarebbe stata impossibile attraverso la luce visibile: non avremmo mai saputo della regione più calda.
Where now there is that hot gas, a supernova exploded 8000-9000 years ago: its shock wave shaked the nebula a lot, but, because of the nebula is 7000 light years from the earth, we have not yet observed its consequences. In 1000 or 2000 years (when we’ll be able to see light that leaved the nebula 6000-5000 years ago), we’ll see the shock wave reaching the famous “three fingers” of the nebula (a bit right from the centre of the image): these will be destroyed and, between exploding stars, many new others will born.

Spero di aver fatto una buona introduzione ad uno strumento di grandissima importanza, che continuerò a seguire come ho fatto per Hubble. Ciao!
I hope I’ve made a well introduction to this very important instrument, that I’ll follow in my website as I actually do with Hubble. Bye!

Acqua su Marte!

Non è passato neanche un mese dall’atterraggio della sonda Phoenix su Marte e già abbiamo i primi importanti risultati scientifici. La sonda ha confermato la presenza di ghiaccio d’acqua poco sotto la polverosa superficie marziana:

Ghiaccio su Marte   Ghiaccio su Marte Sublimato

Due foto fatte a qualche giorno di distanza: nella prima, in basso a sinistra nello scavo, sono presenti delle piccole palline di ghiaccio che nella seconda non sono più presenti. Il ghiaccio è sublimato.

Ecco due fotografie dell’ SSI, il Surface Stereo Imager che è il vero e proprio “occhio” della sonda. Queste fotografie sono state fatte a distanza di quattro giorni: si vede chiaramente che, all’interno dello scavo, dei piccoli oggetti, che nella prima foto sono in basso a sinistra, nella seconda sono scomparsi. Quando si dice “vita su Marte”… 😉 Naturalmente, non c’è nessun marziano in grado di smuovere sassi: quelli che Phoenix sta cercando, gli unici che possono esserci, sono dei microorganismi.

Questa scoperta, dal canto suo, è molto importante: in effetti, gli oggetti scomparsi erano fatti di ghiaccio d’acqua, che, con le bassi pressioni dell’atmosfera marziana, è sublimato. Anche la sostanza lucente più in alto è ghiaccio: guardando bene, anche la superficie di questa si è ridotta. Phoenix ha quindi già confermato una delle ipotesi per cui è stata construita e mandata sul pianeta rosso: l’acqua su Marte c’è, e a pochi centimetri dalla superficie.

Questo apre la strada a tutta un’altra serie di rilevamenti e analisi per i quali la sonda Phoenix è attrezzata. Che altri composti sono presenti sotto la superficie marziana? Ci possono essere stati, una volta, dei batteri? Forse potremo rispondere presto a queste e ad altre domande.

Hubble Space Telescope (7)

Ciao a tutti! Questo è un articolo importante: oltre a continuare l’amata serie su Hubble, celebra anche il 1° compleanno di Fuere (il 17 giugno). Tanti auguri blog!
Hi everybody! This is an important post: beside it continues the Hubble series, it celebrates Fuere’s birthday as well (17 June). Happy birthday blog!

NGC 3603

NGC 3603 – Regione di formazione stellare

Continuiamo con le foto delle regioni di formazione stellare: questa è NGC 3603, una nebulosa gassosa nella costellazione della Carena dalla quale si sta sviluppando un ammasso globulare, che vedete al centro. Come al solito, la forte radiazione prodotta dalle giovani e grandi stelle azzurre dell’ammasso, sta scavando il gas sulla destra, portandolo al collasso e innescando la formazione a catena di nuove stelle. NGC 3603 è a 3,5° di distanza dalla nebulosa di Eta Carinae, ma, a differenza di quest’ultima, NGC 3603 è ad una distanza di 20000 anni luce dalla Terra.
We’ll continue with photos of star-forming regions: this is NGC 3603, a gaseous nebula in the Carina constellation, from which is being developed a star cluster, that you can see in the middle of the photo. As like as in other star-forming regions, the strong radiation of the young blue stars of the cluster is “digging” in the gas on right, making it collapsing and forming new stars. NGC 3603 is 3.5° far from Eta Carinae and its nebula, but unlike it, NGC 3603 is 20000 light-years from Earth.

Coma Galaxy Cluster

Coma Galaxy Cluster

Questa foto dell’ammasso di galassie Coma è stata fatta con ACS. L’ammasso Coma è un grande ammasso che contiene molte migliaia di galassie: questa piccola foto non le mostra tutte, ma se visiterete la pagina che le è dedicata sul sito www.spacetelescope.org e darete un occhiata all’immagine ad alta risoluzione, noterete che non c’è un solo punto di questa foto dove non ci sia una piccola e lontana galassia. Le galassie che si trovano al centro dell’ammasso sono per lo più vecchie galassie ellittiche; le galassie spirali, che hanno giovani stelle nei loro bracci, si trovano invece più spostate verso l’esterno.
This photo of the Coma Galaxy Cluster has been taken with ACS. The Coma cluster is a big cluster containing many thousands of stars: this photo doesn’t shows all them, but if you visit the dedicated page on www.spacetelescope.org and you have a look to the high-resolution photo, you will see that there is no point of the photo in which there isn’t any galaxy. Galaxies in the middle of the cluster are old elliptical galaxies; spiral galaxies, which have young stars in their disc, are located farther out from the centre.

A presto, ciao! 🙂
See you soon, bye! 🙂

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