Visto che finalmente è finito questo inverno caldo, o primavera secca, mi andava di pubblicare questa fotografia che ho scattato l’altro giorno, nel prato dietro casa. Buona primavera a tutti!
Autore: Giovanni Ceribella Pagina 17 di 38
Finalmente è giunto il momento per queste foto di essere pubblicate! Attendevano il loro attimo da ottobre scorso.
Ecco a voi la Piccola Nebulosa Manubrio, M76, fotografata il 27 settembre scorso. È chiamata così per la sua somiglianza ad un’altra famosa nebulosa: M27, la Nebulosa Manubrio, appunto. Ma mentre M27 si trova nella costellazione della Volpetta, M76 è nel Perseo. I dati della foto sono i seguenti: Canon EOS 1000D al fuoco diretto del Maksutov IM ALTER M500 ridotto a f/7 (circa 905 mm di focale, 127 mm Ø). L’immagine è stata ottenuta dalla somma di 7 pose da 300 secondi ciascuna a 800 ISO (in realtà ho poi diviso l’immagine per la costante 3/7, per utilizzare tutti i dati disponibili senza sovraesporre la nebulosa).
Ho operato anche una decomposizione fotometrica della nebulosa, ottenendo questa seconda interessante immagine, nella quale si vede che mentre il verde e il blu (che forse corrispondono all’Ossigeno III) si distribuiscono uniformemente nella foto, il rosso (che potrebbe essere l’Idrogeno H-alfa) è concentrato in un anello al centro.
Se si volesse sapere davvero se il rosso è l’ H-alfa o qualcos’altro si dovrebbero usare dei filtri a banda stretta, centrati appunto sui 656 nm della riga di emissione dell’idrogeno eccitato.
In questa seconda foto avevo ripreso, assieme al mio amico Giulio Menegus, le draconidi dell’8 ottobre scorso. Ne abbiamo viste un centinaio, tutte molto deboli: anche nelle fotografie è stato difficile evidenziare le sei tracce che siamo riusciti a catturare. In particolare una, nel processo di somma delle foto, è stata completamente nascosta… dalla Via Lattea! Le altre cinque sono comunque visibili, anche se con un po’ di difficoltà.
L’immagine è una somma di 6 pose da 30 secondi ciascuna alla rumorosa sensibilità di 1600 ISO, fatte con la solita 1000D con l’obiettivo di serie 18-55mm impostato sui 18mm, allo zoom minimo.
Inserisco ora anche una foto della Luna, che ho provato a fare il 15 ottobre. Purtroppo l’atmosfera era molto agitata e, pertanto, la risoluzione dei dettagli superficiali ne è stata limitata. Ho eseguito le singole fotografie sempre con la 1000D sul telescopio Intes Micro, con rapporto focale nativo f/10, alla sensibilità di 100 ISO e con tempo di esposizione di 1/20 di secondo. Delle 161 foto eseguite, ne ho poi tenute solo 13, che ho mediato con il software Registax, utilizzato anche per evidenziare (per quanto possibile) i dettagli.
Arriviamo infine ad una foto del Sole, eseguita il 26 Settembre. Avevo tirato fuori il C11 della Celestron per ricollimarlo, puntando una sfera di acciaio, proveniente da un cuscinetto, posizionata a circa trenta metri di distanza. Trovandomi con il telescopio già pronto, e possedendo un filtro con pellicola Astrosolar del diametro giusto per il C11 della Celestron, nei due minuti prima di riportare tutto dentro ho scattato circa quaranta foto al Sole, delle quali ho poi tenuto solo un quarto, mediate ed elaborate con Registax. Il risultato è stato sorprendente: con così poco sono riuscito a rendere visibile la granulosità solare e un bel gruppo di macchie solari, il numero 1302.
Come dicevo, per una volta ho usato il C11 della Celestron (focale 2800 mm, f/10). Ho ritagliato anche la zona del gruppo 1302, ingrandita, che segue sotto.
Ebbene, credo di avere esaurito gli arretrati. Mi scuso se non ho pubblicato prima queste immagini. Cercherò, università permettendo, di essere più costante nell’aggiornare il sito quando fotografo qualcosa di nuovo.
A presto!
Spesso, divulgando l’astronomia, si pone molto l’accento sulla cosmologia e sullo studio delle galassie, delle nebulose, degli ammassi stellari. Oppure si parla dei pianeti e della Luna, dai quali molti bambini sono naturalmente affascinati. Per assurdo, spesso passa inosservato l’oggetto più evidente della nostra vita, il Sole!
Eppure, al pari dei telescopi spaziali che ci aiutano nello studio del profondo cielo, esistono numerose sonde che tengono costantemente sotto controllo il Sole. La sonda SOHO (Solar and Heliospheric Observatory), progetto congiunto delle agenzie spaziali europea ed americana, lanciata nel lontano 1995, è stata recentemente affiancata dalla nuova sonda americana SDO (Solar Dynamics Observatory). La sonda SDO invia continuamente a Terra immagini del Sole in differenti lunghezze d’onda, mentre nell’archivio della sonda SOHO sono presenti fotografie… dal 1995 ad oggi!
Tutta questa mole di dati è liberamente accessibile in rete tramite il sito interattivo http://www.helioviewer.org, attraverso il quale si possono visualizzare le fotografie in tempo reale e anche per una specifica data e ora. Si possono anche creare dei video accelerando il tempo, in maniera da vedere lo sviluppo di fenomeni grandiosi come le eruzioni solari o i brillamenti. Tutto questo può essere fatto anche con un programma multipiattaforma, scritto in Java, JHelioViewer, che, a differenza dell’interfaccia web, scarica ed elabora in locale le fotografie in formato JPEG2000. Grazie a JHelioviewer, si possono impostare con precisione parametri come il tempo d’inizio e di fine del filmato, il frame-rate, il numero di immagini, per non parlare dei livelli, ciascuno relativo ad una specifica lunghezza d’onda. Helioviewer.org e JHelioViewer sono software creati e gestiti dall’Agenzia Spaziale Europea, l’ESA.
Qui sotto, potete vedere un video che ho realizzato in questo modo: riprende la rottura a catena di due filamenti solari, avvenuta nella sera e nella successiva notte del 16 Marzo scorso. Consiglio a tutti di fare un giro sul sito di HelioViewer o di scaricare il programma; vi dò anche una data interessante, il 6 dicembre 2010. Scoprite voi cosa è successo quel giorno sul Sole…