Musiche:
The time to run (Finale) – Dexter Britain
Synthetic Truth – digitalr3public
Per avere ciò che oggi sembra assurdo dover chiedere si è dovuto combattere. Il diritto di pensare ciò che si vuole, di poter andare dove meglio si crede, persino la libertà di incontrarsi con gli amici alla sera sono dure conquiste delle lotte del secolo scorso.
Oggi, anniversario della liberazione di Milano, Torino e Genova, si celebra simbolicamente la sconfitta dell’atroce fascismo e la cacciata degli infami nazisti dal nostro paese. Molti sostengono che la Resistenza e le lotte dei Partigiani siano state inutili o insensate; dicono che bastasse “aspettare” i liberatori alleati: sbagliano. Il popolo italiano, con il regime fascista, ha compiuto orrori inenarrabili, non meno tetri e opprimenti di quelli perpetrati dai Tedeschi: ricordiamo che anche l’Italia proclamò, nel 1938, le leggi razziali; ricordiamo i massacri compiuti nelle regioni annesse all’impero. La responsabilità della II Guerra Mondiale, e degli abomini che vi ebbero luogo, cade anche sulle nostre teste e i nostri cuori italiani.
La rivolta, la Resistenza contro il nazi-fascismo, la lotta dei Partigiani contro coloro che tali crimini rappresentavano, e per cui combattevano, riscattò il nostro popolo dall’indegna condizione in cui si era sotterrato. Noi Italiani abbiamo, infine, abbattuto e distrutto il mostro che da noi stessi aveva preso essenza. Per questo fu concesso alla nostra nazione, perdente nella guerra, di ridarsi un ordine e una costituzione da sé. Oggi possiamo dirci fieri di essere Italiani, mentre pochissimi tedeschi possono fare altrettanto.
Le libertà e i diritti conquistati duramente nel passato non lo sono per sempre, è necessario che tutti vigilino continuamente sulla loro stabilità; per questo è importante che la storia della Resistenza sia sempre presente. Sia dunque ricordata non solo quest’anno, ma anche il prossimo e il successivo. Viva i Partigiani!
Continua la serie sulle foto naturalistiche e paesaggistiche, che inserisco per evitare che il sito finisca nelle mani di un antiquario, dal momento che di foto astronomiche con questo tempo non c’è n’è neanche l’ombra (ecco, manco a farlo apposta, è appena cominciata la pioggetta quotidiana del pomeriggio).
Questa foto viene dall’aprile scorso, quando, negli intramezzi tra un’aquazzone e un altro, le piante sono riuscite a prendere abbastanza sole da fare i fiori (in ritardo di venti giorni). L’alberello in questione è un pruno selvatico, che fa delle prugne grandi meno di un centimetro, talmente ricche di vitamina C da essere amarissime e per questo quasi immangiabili.
Ho scritto “quasi” perché ovviamente ne vado matto. Solo che per avere i frutti bisogna aspettare almeno la fine di agosto: questo fa capire quanto tempo debbano aver impiegato gli uomini del passato per selezionare le varietà (frutti grossi, oppure dolci, o piante resistenti) che oggi si trovano sparse qua e là tra le campagne e le vallate. Queste sottospecie, che fanno parte della enorme ricchezza del nostro paese, sono costantemente minacciate o a rischio di estinzione a causa della globalizzazione dei consumi e di politiche agricole scellerate; spesso si è fatto troppo poco per tutelarle. È da augurarsi che oltre alle questue dei mercati finanziari, i governi di tutt’Europa possano in futuro dedicarsi anche a proteggere i suoi campi (e prati).
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