Verso fuori.

Categoria: Astrofotografia Pagina 4 di 13

M20 Trifida

Ho rimandato la pubblicazione di questo articolo per avere un tripletto perfetto di tutti i maggiori tipi di nebulosa: ecco finalmente qualche foto astronomica!

Nebulosa Trifida, M20Qui sopra vedete l’australe Nebulosa Trifida (№20 del catalogo di Messier). Il nome le è stato attribuito per via di quel “tridente” oscuro che triseca la nebulosa, ma si può immaginare che indichi un’altra caratteristica di questa splendida nebulosa: essa è composta da una zona a emissione, dove il gas eccitato libera fotoni diseccitandosi (la parte rosata); da una regione a riflessione, dove il gas è reso visibile dalla diffusione della luce di una stella vicina (la zona azzurra); infine di una zona oscura, le cui polveri e gas celano gli oggetti retrostanti (il tridente nero). Avere in sé tutti e tre gli oggetti per una sola nebulosa non è certo poco!

Purtroppo la nebulosa Trifida, assieme alla vicina nebulosa Laguna (M8), si trova nella costellazione australe del Saggitario; perciò nel momento della notte nel quale sono più alte arrivano appena a 23° sull’orizzonte, alla mia latitudine di circa 46°N. Durante la serata che l’ho fotografata, il 30 luglio scorso, ho avuto problemi con l’inseguimento e la guida: quando sono riuscito a sistemare questi disguidi, la nebulosa era ormai a soli 15° di altezza e ho potuto scattare solo quattro fotografie da 5′ ciascuna, che ho poi mediato e moltiplicato per il fattore 1,35. Il risultato è comunque accettabile, anche se si scorge ancora un po’ di rumore termico, sfuggito alla sottrazione dell’immagine oscura a campo vuoto (il dark frame). Se c’è qualche lettore da latitudini più australi lo invito ad osservare o fotografare l’oggetto: dove raggiunge un’altezza maggiore dev’essere certamente ancor più meravigliosa.

La foto è stata fatta dal monte Toraro (1900 m) con la nuova Canon EOS 60Da, montata sull’abituale Maksutov-Cassegrain INTES M500 ridotto a f/7,11. Un’altra novità è che ho acquistato una buona lente di Barlow 2x che ho aggiunto al telescopio di guida per portarne la focale a 800 mm, in modo da avere una miglior risoluzione.

Ho deciso di fare due articoli separati per gli altri due oggetti, così da poterne parlare in modo più coinciso. Arrivano tra poco!

Solstizio d’Estate 21.06.2013

Sole al tramonto del 21.06.13Anche stavolta è arrivato e passato il solstizio d’estate: ogni anno prendo nota dell’ora alla quale il sole sorge e tramonta (qui sopra un fotogramma del tramonto, terminato alle h.20 20′ 56”), ma quest’anno ho fatto anche delle misure della sua altezza sull’orizzonte al mezzogiorno reale: ne ho realizzato un bel documento pdf, che alego qui: Alteza del sole. Se avete qualche minuto per leggerlo, ne sarei contento, mi sembra sia riuscito bene. Da due giorni a questa parte la declinazione del sole sta nuovamente calando, fino a quando non avrà raggiunto nuovamente un punto stazionario, il solstizio d’inverno, quando tornerà a crescere. Così va da miliardi di anni, con qualche piccola oscilllazione, e continuerà ancora per un tempo sterminato.

A presto!

NGC 891, Transito di Io, Occultazione Lunare

Nella serata di venerdì scorso, caricato il telescopio e gli strumenti in macchina, sono andato alla volta del Monte Toraro (45° 51′ 45,45” N;  11° 16′ 07,48” E;  1897 m s.l.m.) per tentare delle riprese del profondo cielo. Nonostante il freddo, che ha ridotto in modo importante la durata della batteria al piombo che uso abitualmente (tanto che ho dovuto ricorrere a quella dell’automobile), il risultato dell’appostamento è stato tra i migliori di sempre. Al centro della mia attenzione, questa volta, c’è stata la galassia spirale NGC 891, che dalla Terra (a dir la verità, dalla Via Lattea intera!) si vede perfettamente di taglio.

NGC891 - Galassia Spirale di Taglio

La fotografia è il risultato di 90′ di esposizione, in 15 pose da 6′ ciascuna. Esse sono state mediate e il risultato è stato moltiplicato per il fattore 3, ottenendo 24′ di esposizione lineare, ma con il rumore ridotto come se fosse stato mediato cinque volte. Devo ringraziare il gelo per aver trasformato in brina la (poca) umidità dell’aria di montagna e per aver permesso di fotografare alla sensibilità di 1600 ISO, grazie all’attenuazione del rumore termico.  L’ottica è sempre la stessa: il buon Maksutov-Cassegrain Intes Micro Alter M500 ridotto a f/7, con la mitica Canon EOS 1000D (non modificata) al fuoco diretto; il sistema di guida, con il piccolo rifrattore Orion 80/400 e la Magzero MZ-5m, è montato in parallelo, con degli anelli decentrabili. Per la messa a fuoco, ho sperimentato con enorme soddisfazione una nuovissima maschera di Bahtinov, fatta di cartoncino, della quale prometto di parlare presto.

Ma veniamo a qualcosa di più astronomico e meno fotografico. La galassia si trova su per giù a 30 milioni di anni luce da noi (da 27 a 31, a seconda delle stime); per intenderci, quando sono stati emessi i fotoni che il sensore della mia macchina fotografica avrebbe molti anni dopo raccolto, sulla Terra si stavano formando i primati che avrebbero portato alle scimmie e all’uomo, gli organismi marini fossili di Priabona stavano ancora nuotando vivi e felici in fondo al mar e, poveri i nostri amici alpinisti, le vette Himalayane dall’aria sottile e rarefatta non c’erano ancora. NGC981 presenta una nettissima striscia di polveri che rendono invisibile il suo centro e che, già nella mia piccola foto, mostra numerosi dettagli. Nella stessa regione della costellazione di Andromeda, sono presenti molte altre galassiette, che sono visibili, se si ha la pazienza di cercarle, nell’immagine. Se invece non avete la pazienza di farlo cliccate qui e accontentatevi, ne ho trovate circa 60 (!!!).

Ma non è finita! Mentre stavo prendendo le immagini a obiettivo chiuso per la sottrazione del rumore termico, ho deciso di guardarmi il buon Giove al massimo ingrandimeno (180×) con un ottimo oculare Pentax da 7mm. Poiché avevo collimato lo strumento prima di iniziare le riprese, i dettagli dell’atmosfera erano molto nitidi; ma su tutti spiccava una macchiolina scura, proprio sopra i vortici e le tempeste gioviane. Dopo un tempo che non so quantificare, potrebbero essere stati venti secondi o sei minuti, osservando le lune visibili mi sono reso conto che ne mancava una: “La sarà dedrio… opure… davanti!!!” (“Dev’essere dietro [il pianeta]… o forse… davanti!”). E, in effetti, il puntino scuro che vedevo era proprio l’ombra di Io, che stava transitando davanti a Giove. Ho impiegato i successivi 40 minuti a godermi lo spettacolo, seguendo pian piano l’ombra che si spostava sul disco, arrivando a metà, poi iniziando la fase di uscita, che non ho seguito perché il sonno e il freddo mi stavano ormai compromettendo la vista.

Se avessi provato a fotografare il fenomeno al fuoco diretto del telescopio, ne sarebbe risultato un Giove con un diametro di 52 pixel, sul quale il puntino sarebbe stato forse invisibile. Pertanto, mi sono lanciato nell’impresa di fotografarlo in proiezione di oculare, senza alcuno strumento adatto, tentando contemporaneamente di mantenere in asse e di mettere a fuoco la macchina fotografica con l’obiettivo da 55 mm sopra all’oculare del telescopio. Per come ho proceduto, sono più che soddisfatto del risultato, che inserisco qui sotto. La lista dei transiti dei satelliti gioviani è invece visionabile qui: Io transita ogni 1,8 giorni, Europa ogni 3,6 e Ganimede ogni 7,2 (sono in risonanza 1:2:4). L’ombra di Io, nella foto, è il batuffolo scuro al centro della seconda banda arancione.

Giove con l'ombra di Io in transito

Visto che non c’è due senza tre, dobbiamo dedicare uno spazio anche alla Luna, che ha dato spettacolo pochi minuti prima che partissi da casa per andare sul monte. Vista la sua fase e posizione, ho scattato una sequenza di fotografie al nostro satellite mentre tramontava (devo ancora montare le immagini). Ma ecco la sorpresa! Quando ho finito la raffica mi sono accorto che una piccola stellina che era giusto a fianco della Luna qualche istante prima… non c’era più! La Luna l’aveva occultata, passandoci sopra. Si tratta della stella μ Sagittarii, il cui nome è Polis. La foto sottostante è l’ultima nella quale la stella era ancora visibile: nella posa successiva, mezzo secondo dopo, non lo sarebbe più stata. In basso a sinistra, nel riquadro, un ingrandimento della regione interessata e della stessa nella foto successiva. La stella è scomparsa.

Occultazione lunare di MU Sagittarii, 16.11.2012

Tutto questo, per una sola notte, non è stato poco: potrei scrivere ancora per ore del cielo meraviglioso che si vede dal monte Toraro, o dei pensieri che avevo quando, alle tre di mattina, ripercorrevo la stessa strada dalla quale cinque mesi fa ho scorto l’ultimo transito di Venere che avrei potuto vedere in vita mia, che non vedrò mai più. Ma è meglio che mi fermi qui.

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