Verso fuori.

Categoria: Immagini astronomiche Pagina 4 di 16

Transito di Venere - 6/6/12

Transito di Venere – 6/6/12

Per puro caso, grazie ad una fortuna memorabile, sono riuscito a fotografare ed osservare gli ultimi quaranta minuti del transito di Venere, parzialmente nascosto tra le nubi.

Transito di Venere - 6/6/12

Il transito alle ore 6 23′ 10”

L’uscita era programmata da più di un mese: il progetto originario era di salire con il telescopio fino alla cima del Monte Toraro (45° 51′ 42,5” N; 11° 16′ 09,0” E, 1897 m s.l.m.), per poter godere dell’ottima posizione e dell’orizzonte libero che è accessibile da lassù. Tuttavia, mio padre mi ha convinto che non valesse la pena di portare 20 kg di strumentazione, in salita, per due chilometri, passando altri quaranta minuti a stazionare il tutto. Quindi, abbiamo deciso di virare su un teleobiettivo Canon da 55-250 mm di focale, acquistato appositamente, con un buon treppiede fotografico. Solo grazie a questo improvviso “clinàmen” nella strumentazione è stato possibile, in seguito, fotografare il transito.

La sera del 5 giugno, mio padre viene a prendermi, con la macchina, a Padova, dov’ero per seguire le lezioni dell’Università (ho cercato di spiegargli più volte che potrei venire in treno come tutti gli altri, non ho più speranza che mi ascolti). Una volta arrivato a casa, con la pellicola Astrosolar della Baader Planetarium ho costruito un filtro smontabile per l’obiettivo della macchina fotografica, dopo che ne avevo costruiti due di simili per il binocolo Zeiss 8×56. La notte passa veloce, e dopo qualche ora di agitato sonno, mio padre ed io ci alziamo, alle 3.30.

Grazie alle previsioni meteo e alle immagini satellitari disponibili nella rete, ho individuato la presenza di un varco nella copertura nuvolosa, che si stava lentamente spostando dalla Lombardia sul Veneto. Nella speranza di trovarselo sopra proprio quando sarebbe sorto il Sole, partiamo alle h. 4.00′ ed iniziamo ad arrampicarci con l’auto sui monti. Le condizioni meteorologiche sembrano disastrose: ad un certo punto entriamo in una fitta nebbia. Arrivati al monte Toraro, iniziamo la salita sulla strada asfaltata (retaggio della base antimissilistica che v’era installata, fortunatamente smantellata) ed andiamo fino in cima, ma la luce è ancora poca e non si capisce se la nebbia che ci circonda si estende in altezza per una decina o per centinaia di metri. Qualche minuto dopo la situazione è chiara: siamo dentro a una nuvola! Iniziamo a ridiscendere quando sono già le h. 5.35′.

Transito di Venere

Il piccolo Venere, con le nuvole in agguato.

Percorriamo nel senso opposto, con la vettura, la stessa strada fatta per salire: essa collega il comune di Tonezza del Cimone all’altopiano dei Fiorentini. La strada è ricavata lungo una costa dell’altopiano, a strapiombo, e passa sotto al noto Spitz di Tonezza. L’orografia del posto fa sì che la nuvolona venga fermata in alto, sulla cima, e non arrivi fino alla strada.

Adesso viene il bello! Ci accorgiamo che c’è un varco nelle nuvole e ci mettiamo a rincorrerlo su e giù per la strada, per trovare il punto dove, a breve, farà capolino il Sole. Ripassando per la terza volta su un tratto dove la vegetazione non impedisce la vista, lo vediamo spuntare da una nuvola. La macchina frena bruscamente, noi scendiamo giù, e con il binocolo filtrato… vediamo Venere sul Sole!!

Grazie alla velocità del treppiede con la testa a sfera, nel giro di 30 secondi la macchina fotografica è già pronta, piazzata a cavallo della linea continua che divide le due corsie (chi vuoi che passi di là alle sei e venti di mattina?!).  Metto a fuoco approssimativamente, finché mi alterno con mio padre al binocolo. Sembra ancora impossibile!

In sostanza ci trovavamo tra due nuvole del tipo che i metereologi chiamano “strati”. Lo strato più basso copriva la Val d’Astico, sottostante; quello più alto ci stava sopra, ma aveva un buco sopra l’altipiano di Asiago, ed è attraverso di esso che abbiamo visto il transito!

Le nuvole si spostano di continuo, e alla fine il varco si chiude. Scendiamo ancora, fino alla curva dove inizia l’abitato di Tonezza, e da lì riusciamo a vedere il terzo contatto e tutta l’uscita. Non sembra ancora vero!

Transito di Venere - Terzo contatto

Il terzo contatto, attraverso una spessa foschia.

Mio padre Giulio ed io, dunque, siamo stati tra i pochi, da queste parti, ad aver visto il fenomeno: un evento e una serie di colpi di scena da ricordare anche in futuro.

Infine, ricordo che il prossimo transito di Venere visibile dalla Terra avverrà nel 2117, ben oltre le capacità di chiunque di noi. Ma il prossimo 21 dicembre ci sarà un altro transito di Venere visibile da… Saturno! La sonda Cassini della NASA proverà ad inviarci un’immagine del fenomeno visto da laggiù. Inoltre, non si deve dimenticare che ci sono anche i transiti di Mercurio, che è ben più piccolo di Venere, ma passa davanti al Sole più spesso: i prossimi transiti previsti per il 9.05.2016 e per l’ 11.09.2019. Infine, le eclissi di Sole sono decisamente più frequenti, e una loro lista può essere consultata sulla relativa pagina di Wikipedia.

A presto, e speriamo che finisca il mal tempo!

Giulio e Giovanni, sulla curva della strada di Tonezza

Giulio e Giovanni, sulla curva della strada di Tonezza.

Fotocomposizione Luna

Fotocomposizione Luna e Priaforà

Luna e Monte Priaforà

Finalmente ho trovato il tempo di fare anche questa immagine: m’ero messo a pensarci ancora prima di fare il video relativo. Stavolta il punto di vista è quello del monte, fermo, ed è la Luna a cascarci dentro. Le fotografie della Luna sono spaziate di circa 5 secondi ciascuna, mentre l’immagine di sfondo, con la montagna, è anteriore di circa un anno. Ma non temete, niente è cambiato: la montagna è così da secoli e al massimo qualche pianta ha un ramo in più o in meno.

A presto, Ciao!

Gruppo di macchie solari 1302

Dall’autunno scorso…

Finalmente è giunto il momento per queste foto di essere pubblicate! Attendevano il loro attimo da ottobre scorso.

Piccola Nebulosa Manubrio - M76

Piccola Nebulosa Manubrio - M76

Ecco a voi la Piccola Nebulosa Manubrio, M76, fotografata il 27 settembre scorso. È chiamata così per la sua somiglianza ad un’altra famosa nebulosa: M27, la Nebulosa Manubrio, appunto. Ma mentre M27 si trova nella costellazione della Volpetta, M76 è nel Perseo. I dati della foto sono i seguenti: Canon EOS 1000D al fuoco diretto del Maksutov IM ALTER M500 ridotto a f/7 (circa 905 mm di focale, 127 mm Ø). L’immagine è stata ottenuta dalla somma di 7 pose da 300 secondi ciascuna a 800 ISO (in realtà ho poi diviso l’immagine per la costante 3/7, per utilizzare tutti i dati disponibili senza sovraesporre la nebulosa).

Ho operato anche una decomposizione fotometrica della nebulosa, ottenendo questa seconda interessante immagine, nella quale si vede che mentre il verde e il blu (che forse corrispondono all’Ossigeno III) si distribuiscono uniformemente nella foto, il rosso (che potrebbe essere l’Idrogeno H-alfa) è concentrato in un anello al centro.

Decomposizione fotometrica M76Se si volesse sapere davvero se il rosso è l’ H-alfa o qualcos’altro si dovrebbero usare dei filtri a banda stretta, centrati appunto sui 656 nm della riga di emissione dell’idrogeno eccitato.


In questa seconda foto avevo ripreso, assieme al mio amico Giulio Menegus, le draconidi dell’8 ottobre scorso. Ne abbiamo viste un centinaio, tutte molto deboli: anche nelle fotografie è stato difficile evidenziare le sei tracce che siamo riusciti a catturare. In particolare una, nel processo di somma delle foto, è stata completamente nascosta… dalla Via Lattea! Le altre cinque sono comunque visibili, anche se con un po’ di difficoltà.

Draconidi 8 ottobre

Draconidi dell'8 ottobre

L’immagine è una somma di 6 pose da 30 secondi ciascuna alla rumorosa sensibilità di 1600 ISO, fatte con la solita 1000D con l’obiettivo di serie 18-55mm impostato sui 18mm, allo zoom minimo.


Inserisco ora anche una foto della Luna, che ho provato a fare il 15 ottobre. Purtroppo l’atmosfera era molto agitata e, pertanto, la risoluzione dei dettagli superficiali ne è stata limitata. Ho eseguito le singole fotografie sempre con la 1000D sul telescopio Intes Micro, con rapporto focale nativo f/10, alla sensibilità di 100 ISO e con tempo di esposizione di 1/20 di secondo. Delle 161 foto eseguite, ne ho poi tenute solo 13, che ho mediato con il software Registax, utilizzato anche per evidenziare (per quanto possibile) i dettagli.

Luna del 15 ottobre

Luna del 15 ottobre


Arriviamo infine ad una foto del Sole, eseguita il 26 Settembre. Avevo tirato fuori il C11 della Celestron per ricollimarlo, puntando una sfera di acciaio, proveniente da un cuscinetto, posizionata a circa trenta metri di distanza. Trovandomi con il telescopio già pronto, e possedendo un filtro con pellicola Astrosolar del diametro giusto per il C11 della Celestron, nei due minuti prima di riportare tutto dentro ho scattato circa quaranta foto al Sole, delle quali ho poi tenuto solo un quarto, mediate ed elaborate con Registax. Il risultato è stato sorprendente: con così poco sono riuscito a rendere visibile la granulosità solare e un bel gruppo di macchie solari, il numero 1302.

Sole con macchie solari 1302

Sole con macchie solari

Come dicevo, per una volta ho usato il C11 della Celestron (focale 2800 mm, f/10). Ho ritagliato anche la zona del gruppo 1302, ingrandita, che segue sotto.

Gruppo di macchie solari 1302

Ebbene, credo di avere esaurito gli arretrati. Mi scuso se non ho pubblicato prima queste immagini. Cercherò, università permettendo, di essere più costante nell’aggiornare il sito quando fotografo qualcosa di nuovo.

A presto!

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