E infine, dopo la nebulosa mista a emissione, riflessione, oscura e dopo la nebusola planetaria, manca solo lui: il resto di supernova! In questo caso si tratta del settore orientale della nebulosa Velo, nella costellazione boreale del Cigno.
Qualcuno potrbbe pensare che abbia deciso di fotografarla per simpatia per il mio paesino (Velo d’Astico), ma oltre a questo l’oggetto è molto interessante. Con vostro sommo orrore, riprendiamo la discussione fisica dell’articolo precedente, sulla planetaria dell’Elica.
Avevamo detto che se la massa della stella è circa come quella del Sole o più piccola, la pressione di degenerazione elettronica ad un certo punto ferma l’implosione. Se invece la massa della stella è maggiore di circa 1,4 masse solari gli elettroni non riescono a fermare l’implosione della stella, che ad un certo punto li costringe giammai a mettersi gli uni vicini agli altri (solo la vista orrifica di una che progettava tunnel di 750 km potrebbe spingerli a farlo), ma a combinarsi con i protoni del gas circostante, formando dei neutroni e dei neutrini. I neutroni sono ancora dei fermioni e generano una pressione di degenerazione molto maggiore di quella degli elettroni: ad un certo punto la stella smette di collassare a causa della pressione di degenerazione neutronica, e in quel caso si forma una stella di neutroni, molto più piccola e molto più densa della nana bianca. Il gas esterno che stava implodendo in questo caso prima di poter raggiungere la stella di neutroni si scalda a tal punto che esplode innescando tutte le reazioni nucleari che producono gli elementi più pesanti, dal ferro in sù (ad esempio il rame, lo zinco, l’argento, lo iodio che abbiamo nella tiroide, l’oro, il mercurio e il piombo). Queste esplosioni sono così potenti che, l’avrete già capito, sono le famose supernove (di tipo II).
Il gas residuo, ora ricchissimo di elementi pesanti (a differenza di quello delle nebulose planetarie) si allontana a velocità folli e disperdendosi raggiunge rapidamente tutto il circondario. Giusto per farsi un idea, la nebulosa nella foto misura circa 1° di larghezza (due lune piene) che alla distanza alla quale si trova fanno circa 26 anni luce, più di sei volte la distanza che separa il sole dal sistema stellare più vicino (alfa Centauri) e circa la stessa distanza che ci separa dalla luminosissima stella Vega (visibile in queste sere d’estate alta in cielo). Inoltre quello che si vede nell’immagine non è che un frammento dell’intera nebulosa, che ricopre in cielo un cerchio del diametro di sei lune piene messe di fila! La stella progenitrice di questo oggetto è passata attraverso la fase di supernova molti secoli fa.
La fotografia è il risultato di 1h24′ di posa a 1250 ISO, suddivisi in 14 pose da 6′ che sono state mediate e moltiplicate per il fattore 3,7, con la solita strumentazione. Le stelle sul margine destro, così come, ma più debolmente, quelle sul margine sinistro, sono deformate e formano dei piccoli archi di cerchio. Me ne scuso: l’aberrazione è dovuta all’introduzione di un riduttore di focale per aumentare il campo inquadrato che, non essendo progettato esattamente per l’ottica del Maksutov, produce tale difetto. La parte della nebulosa vicina al bordo della foto è anch’essa deformata, ma i dettagli più grossolani possono essere apprezati comunque.
Per questa volta ho finito. Se il tempo lo permetterà, a fine mese cercherò di aggiungere altri preziosi minuti di esposizione alla fotografia della Nebulosa dell’Elica, che ne ha bisogno. Per ora vi saluto!
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