Come poteva passare un inverno senza che fotografassi solita Nebulosa di Orione? Stavolta, però, ho dalla mia parte gli attrezzi recentemente acquistati alla Fiera dell’Astronomia di Forlì.
Lo scorso dicembre, infatti, mi sono dotato del necessario per approntare un sistema di autoguida. Ho comprato un piccolo rifrattore acromatico da 400 mm di focale e 80 mm di diametro, la camera di autoguida, una sbarra con due morsetti a coda di rondine per mettere il tutto in parallelo al piccolo Maksutov-Cassegrain della INTES-MICRO. Se avrete un po’ di pazienza, prima o poi troverò il tempo di descrivere il tutto qui in rete.
Grazie all’autoguida, quindi, mi sono potuto spingere per la prima volta senza terrore oltre i 20 secondi di posa. Ma veniamo alla foto:
Vi piace? Se ci cliccate sopra potrete vederla nella grandezza originale, in formato JPEG. Ho scattato sei foto da 5 minuti ciascuna, con sottrazione automatica del rumore elettronico. L’immagine è il risultato di un HDR sulle somme incrociate alle medie delle sei fotografie, con un procedimento simile a quello descritto nel precedente post sulla stessa nebulosa (quasi un anno fa!): M42, M43 (2): HDR. Citiamo qualche dato: il tempo totale di esposizione è di 30 min, a 800 ISO con la fida Canon EOS 1000D, al fuoco diretto del Maksutov-Cassegrain INTES-MICRO Alter M500, di diametro 127 mm e rapporto focale f/10, ridotto a f/7 per una focale equivalente di circa 890 mm. Ho utilizzato un Orion ShortTube 80 (focale 400 mm, diametro 80 mm, f/5) per la guida, con una camera Magzero MZ-5m monocromatica come autoguida, supportata da un netbook con il software PHD Guiding. I due telescopi sono stati montati in parallelo sulla solita Celestron CGEM. La temperatura era di circa 2°C.
Certamente si può fare di più, ma bisogna considerare che Orione era già molto basso sull’orizzonte e ho perso un’ora buona per fare altre tre serie di foto da 2 minuti, 50 secondi e 20 secondi, che pensavo di usare per ricavare informazione sulla zona del trapezio, che già con cinque minuti di posa è andata “bruciata”. Non ho ancora avuto modo di elaborare queste serie supplementari.
Certo che, quando avrò un po’ più di tempo, vorrei portarmi ad una quota più alta, dalle parti di Laghi o ancora più in alto, vicino al monte Toraro, dove ho individuato dei buoni posti per l’osservazione e la fotografia. Ma bisognerà aspettare…
Sono molto soddisfatto del risultato: innanzitutto perché mi ha confermato di non aver scelto male il sistema di guida, anche se ho notato che con 10 minuti di posa le stelle cominciano ad ovalizzarsi, credo a causa dell’errore periodico della montatura, che cercherò di minimizzare nelle prossime sessioni con la funzione PEC. E poi la foto è la migliore che mi sia mai riuscita. Oltre al corpo principale di M42 e al “boccolo” di M43, è visibile anche la meno luminosa NGC1977, sopra le prime due.
Spero questa foto segni l’inizio di una nuova raccolta, con oggetti diversi dai soliti, che prima mi erano inaccessibili. Anche se il sito, ormai, viene aggiornato una volta ogni rivoluzione galattica, spero che anche agli sporadici visitatori piaccia la mia piccola foto, che finalmente può mostrare qualcosa di più.
A presto!
FAbio
Ciao,
la foto è davvero ottima, confrontandole con la mano degli anni passati, devo dire che c’è un migloramento (sarà l’atrezzatura 🙂 o l’esperienza ).
Penso che nel tuo piccolo sei un novello Herschel (padre), dove stava fuori al freddo (2° C) per veder le stelle 🙂
Alla prossima rivoluzione galattica 😀
Giovanni Ceribella
Eh, insomma, non esageriamo! C’è gente che sta fuori con -10°C per far fotografie! 🙂
Sono contento che la foto ti sia piaciuta,
a presto,
Giovanni